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Dalla ricerca dispersi alla Pet therapy: nuovi orizzonti per i cinofili Anpas

(foto: D.Basteri)Si chiama SOS Unità cinofile di soccorso Onlus, il gruppo cinofilo di Langhirano (PR) affiliato Anpas che si occupa di ricerca persone disperse e all’occorrenza, mette a disposizione le proprie unità in caso di emergenze di protezione civile. L’attività principale dei componenti del gruppo è quindi quella della ricerca “a selezione olfattiva” cioè ogni conduttore addestra il proprio cane a riconoscere l’odore della persona da cercare e a ritrovarla seguendone la traccia. Nell’ambito dell’associazione però è nata anche un’altra specializzazione: da qualche anno infatti una volontaria del gruppo, Donatella Basteri, ha deciso di dedicarsi agli “interventi assistiti con gli animali” (I.A.A), più comunemente conosciuti come Pet Therapy.

Donatella raccontaci questo percorso…
«Volevo mettermi a disposizione delle persone fragili insieme a un animale, il mio cane Jago, un Border Collie di 5 anni, e fare attività con gli anziani e i bambini. Lo faccio da tre anni e ovviamente è stata necessaria tanta formazione, ci sono infatti specifiche linee guida nazionali emanate dal Ministero della Salute e degli appositi corsi per chi intende effettuare interventi assistiti con gli animali, norme precise a regolamentazione e tutela sia dell’animale sia dell’utente del servizio. E’ fondamentale infatti che l’animale non sia sfruttato e che sia salvaguardato il benessere suo e quello delle persone che gli ruotano attorno».

cino2Un training formativo complesso?
«Sì, investendo tempo e denaro ho seguito specifici corsi e ora la mia figura è quella del “coadiutore del cane”, vale a dire la persona che segue il cane durante le sedute con gli utenti, affinché si crei quella relazione che consente di raggiungere l’obbiettivo previsto in fase di progettazione e, soprattutto, ne venga rispettato il benessere. Quindi, una doppia responsabilità, valutare se l’approccio del cane alla persona sia quello giusto e se l’animale stesso non sia stressato dalla situazione. Lo faccio all’interno della associazione (anche se grazie alla formazione acquisita potrei farlo anche come attività professionale, ma questo accade raramente perché preferisco lasciare spazio a chi ne fa una occupazione propria)».

Lavori da sola o in equipe?
«E’ un tipo di occupazione dove non si può lavorare da soli. Ci sono attività quali gli
interventi di terapia e gli interventi di educazione assistita, che prevedono un lavoro di equipe multidisciplinare formata in IAA composta da un responsabile di progetto, un medico veterinario, un referente di intervento e un coadiutore dell’animale. Prendiamo ad esempio il lavoro con i bambini autistici o iperattivi o con portatori di handicap o con scuole che rilevano problemi con gli alunni: il referente di progetto, secondo le richieste ricevute, definisce modalità e tempistiche del percorso, si confronta con: il medico veterinario per la scelta dell’animale (può trattarsi di cane, cavallo, asino, gatto e coniglio che sono gli animali domestici previsti per gli interventi assistiti), con il coadiutore dell’animale scelto, con il referente di intervento e tutti insieme studiano il progetto nei dettagli. La buona riuscita del progetto al momento dell’intervento pratico è garantita da due figure: il referente di intervento che segue l’utente e il coadiutore che segue l’animale.
Infine ci sono le
attività-ludico ricreative che sono quelle che mi impegnano maggiormente grazie al lavoro svolto con l’Associazione. Le figure coinvolte in questo tipo di intervento sono il medico veterinario e il coadiutore oltre al responsabile dell’attività che affianca il coadiutore».

cino8Di cosa si tratta?
«Sono attività rivolte principalmente agli anziani e ai bambini: con incontri che vanno dai 45 minuti a un 1 ora ciascuno per un massimo di due/tre incontri. Si svolgono attività ludico ricreative per far sì che le persone si approccino serenamente al cane. Ad esempio, all’inizio lascio girare il cane libero senza il guinzaglio per fare il ‘giro di saluti’ fra i partecipanti, quindi mostro loro cosa sa fare e come ragiona l’animale, descrivo le caratteristiche e racconto il mio cane; utilizzo giochi di attivazione mentale e si organizzano piccoli percorsi di agilità differenziati per tipologia di utente. I bambini fanno giocare il cane, lo fanno saltare, passare nei tubi ecc. mentre gli anziani che riescono a muoversi lo portano un po’ in giro al guinzaglio e quelli che non riescono a muoversi calciano un’apposita palla che il cane insegue e riporta, si cercano delle attività che diano loro modo di partecipare e rapportarsi con l’animale.
Una cosa che piace molto è dar da mangiare al cane: io do agli anziani o ai bambini dei croccantini e Jago li prende dalle loro mani. Alla fine sono contenti tutti, utenti e animale».

Ma il cane non si stanca ? Alla fine diventa un po’ un lavoro per lui…
«Certo, può succedere soprattutto nelle attività di terapia (dove il rapporto è uno a uno, utente–animale e in quelle educative). In quei casi innanzitutto ogni intervento dell’animale ha una durata massima di 20 minuti dopodiché è prevista una pausa. Il cane infatti può stressarsi e avere reazioni avverse, quindi occorre sorvegliare come si muove, se sta avendo un buon rapporto con l’utente e se l’utente sta lavorando bene con lui. Il coadiutore rappresenta per l’animale la “base sicura” cui fare riferimento. Durante la pausa il cane si riposa e normalmente esce a fare una passeggiata per riequilibrarsi. Poi occorre valutare se venti minuti per il cane sono troppi, se ci si accorge che sta mostrando segnali di stress: comincia a leccarsi, ad essere indifferente sbadigliare, eccetera, allora ci si ferma un attimo e ci si raccorda con il referente dell’intervento per farlo rilassare un po’. A volte basta staccare solo qualche minuto e tutto torna a posto».

Come si fa a capire se un cane è adatto a queste attività e come si impara a riconoscerne le esigenze?

(foto: D.Basteri)«La mia funzione come detto è di coadiutore del cane e per diventarlo ho seguito un primo corso propedeutico che dà una prima panoramica sulla legislazione vigente per gli interventi assistiti con gli animali e illustra cosa sono gli IAA, poi ho fatto il corso “base cane” dove si imparano etologia ed evoluzione del rapporto cane-uomo partendo dalla preistoria, si comincia a ragionare sulla progettualità degli IAA ma soprattutto si impara a lavorare col proprio cane tramite esercizi specifici. Ti insegnano a “leggere” l’animale nei suoi comportamenti, a capire le strategie di coping che mette in atto per ridurre il livello di stress e a valutare se il tuo cane è adatto a fare quel tipo di lavoro. Infine ho seguito il “corso avanzato” che è un corso di raccordo dove insegnano a lavorare in equipe con tutte le figure previste per gli interventi assistiti con gli animali (responsabile del progetto, medico veterinario comportamentalista -che fra l’altro certifica l’idoneità del cane e garantisce il corretto impiego dell’animale-, referente d’intervento e coadiutore dell’animale). A questo corso si accede una volta frequentati i corsi base, diversificati per figura e in questo corso si fanno simulazioni, si impara a elaborare i progetti e a lavorare in equipe».

Quali risconti hai dalla tua attività?
«Tantissime soddisfazioni. Con i bambini il mio cane è molto gioioso, a volte ci mettiamo in cerchio, parliamo di Jago e lui si mette in mezzo, sdraiato, poi si mette sulla schiena con le zampe per aria, fa un po’ il clown e si fa accarezzare da tutti. Anche i bambini più riluttanti dimenticano la paura e stanno bene. Sono attività veramente entusiasmanti».

La vostra associazione si occupa di protezione civile. Intervenite in caso di emergenza. E in tempo di pace?
«In tempo di pace lavoriamo sulla prevenzione nelle scuole, facciamo prove di evacuazione simulando un incendio (in collaborazione con la Protezione civile di Parma che interviene con le macchine del fumo) poi una volta che i piccoli sono usciti, fingiamo che una maestra sia rimasta dentro e noi con i cani andiamo a cercarla all’interno della scuola.
Di recente ho anche partecipato a un corso di formazione di ANPAS nazionale per
operatori cino-fragili: un progetto che prevede l’impegno dei cinofili ANPAS (sempre legato a interventi assistiti con gli animali) per diffondere le buone pratiche di protezione civile in tempo di pace attraverso attività ludico ricreative. È una cosa nuovissima, abbiamo finito il corso a maggio. Abbiamo prodotto dei materiali per la realizzazioni di incontri per la diffusione delle buone pratiche di protezione civile fra le categorie fragili (anziani, diversamente abili, bambini e stranieri). Davvero un bel progetto».

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